Il mio percorso verso l’Italia è iniziato già durante il periodo trascorso in Siemens Automotive. Eravamo un team colorato e attivo, si sperimentavano molte cose nuove e si dava ai giovani l’opportunità di assumersi responsabilità fin da subito. È così che è successo a me. Mi è stato chiesto se volevo diventare responsabile del controllo e della chiusura di PISA. “Beh, si potrebbe fare di peggio”, pensai tra me e me. E così sono partito per l’Italia.

È stato un periodo fantastico. Da un lato, ovviamente, il contenuto. Erano compiti da cui si poteva e si doveva crescere. Dall’altra parte c’era la “nuova” vita in Italia. L’inizio, all’epoca ancora senza conoscenza della lingua italiana, è stato “intenso”. Ma la cosa che ha reso tutto più facile è stata la gente. E questa è stata anche la chiave del successo: Si può progettare solo con le persone. E questo è ancora più vero per gli italiani.

Gli incarichi all’estero presso Siemens, ora SIEMENS VDO, erano limitati nel tempo e a un certo punto è stato di nuovo “Ciao bella ciao …”. – almeno “per un po'”. Poi mi sono lasciata andare un po’ alla deriva e ho acquisito esperienza in altri Paesi e in altre materie.

Poi è arrivata la gestione provvisoria. E l’ingresso è stato altrettanto veloce. Una telefonata dell’ex presidente del consiglio di sorveglianza di EPCOS AG: voleva incontrarmi. Mi invita a fare una “settimana di assaggio” in Italia – e con un leggero ritardo mi ritrovo a fare il CFO di una partecipazione di minoranza a Milano.

Nel frattempo, ci sono state diverse missioni nella “bella Italia”. Ho lavorato in molti Paesi, ma sono molto affezionato all’Italia. E se mi fosse permesso di scegliere un nuovo mandato, probabilmente il mio posto di lavoro sarebbe di nuovo lì.